Visto che le cose tirano un po’ troppo in lungo riguardo al trasferimento di www.guareskj.com da piattaforma blogger a piattaforma wordpress, rieccomi a pubblicare con nuova grafica, nuovo vestitino insomma, ma anche nuovo dominio. La colpa non è di alcuno se non mia: mi sono defacciato il blog in completa autonomia. Questo per un errore nel reindirizzamento (dovuto in realtà al fatto che wordpress permette sì di avere un unico account per più domini, ma non di poter distinguere sempre correttamente tra le attività di mantenimento del dns riferite a ciascun dominio) e così eccomi qua, appunto, in questa veste nuova ma temporanea. Tra pochi giorni conto però si possa raggiungere nuovamente questo spazio tornando a digitare www.guareskj.com . Cosa ci siamo persi nel frattempo? Praticamente nulla (a parte il resoconto delle avventure di Lucio Lao): io continuo a litigare allegramente in giro. Su www.il-logico.com invece il tono è più soft e quindi si può discutere amabilmente là oppure litigare qua. La scelta c’è: andate un po’ dove vi pare (sì, anche là… ).
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Lucio Lao, dalla Cambogia IV
Siamo al quarto resoconto di viaggio di Lucio Lao, che trascorre rilassanti momenti in compagnia delle 4.000 isole, teme le zanzare ma se ne salva, ammira giocolieri stranieri, nuota e fa tubbing nel Mekong in attesa del tramonto. Fine del Laos. Il mio riassunto è appositamente breve per non disturbare troppo. Buona lettura come sempre.
Prima del confine con la Cambogia il Mekong si allarga rimpiendosi di isole e isolotti. E’ anche una zona di rapide e cascate, abbastanza grandi nonostante sia la stagione secca. E’ la zona delle 4000 isole, Si Phan Don. Arrivo a Nakasan con un minivan, e prendo una delle canoee che fanno la spola per i turisti. L’isola di Don Det e’ a sud e, pur essendo quella con piu’ guest house, come le altre e’ senza elettricita’ e i generatori fermano alle 22.00. Le sistemazioni sono veramente spartane, piccoli bungalow con solo un letto e amaca (2 euro a notte). Temevo le zanzare, che invece per fortuna sono quasi assenti.Sull’isola l’atmosfera e’ rilassata, come turisti ci sono solo backpackers e ritrovo qualcuno gia’ incontrato. I locali sono contadini-pescatori. Inizio l’attivita’ con classico giro in bici.C’e’ un ponte per una ferrovia a scartamento ridotto costruito dai francesi negli anni ’30 per sviluppare il traffico commerciale lungo il Mekong. Nonostante il progetto sia stato un fallimento, ora consente di andare sull’isola Don Khan piu’ a sud. Vedo le cascate, belle, evito il giro in barca per vedere gli ultimi delfini del Mekong, deve essere un mezzo pacco, e poi bagno nelle rapide che finiscono in una laguna con sabbia bianca che potrebbe essere ai caraibi. Fa un caldo boia. Il secondo giorno vorrei fare un giro in kayak, ne trovo diversi ma per varie ragioni nessuno me lo affitta … sembra che non gli interessi proprio, anche se sono li per quello. Strana gente. Per fare qualcosa, con un canadese vado a nuoto su 4 piccoli isolotti vicini, la corrente qui e’ lenta e in certi punti una mezza palude. Il canadese, ma anche altri, sono bravi giocolieri, palle, clave, bastoni … e’ un hobby che non abbiamo in Italia, ma non mi sembra per niente male per un giovane. Poi viene la parte piu’ divertente: il tramonto sul Mekong, classica attivita’ per turisti ma qui e’ veramente qualcosa di speciale. Ci lasciano in mezzo a un ramo ampio del Mekong con delle grosse camere d’aria (si chiama tubbing). Il gruppo e’ sostanzialmente di inglesi, matti ed organizzati: il secchiello con ghiaccio, coca cola e whisky lao passa da uno all’altro, con grande baldoria. In quanto unico italiano mi tocca cantare O sole mio e altre amenita’. Il sole scende e dopo due ore alla fine fa plic nell’acqua proprio davanti a me … una bella giornata. Il Laos e’ finito. Mi sembra di essere in giro da piu’ tempo, ho la sensazione che il tempo si dilati. Per finire, in bocca al lupo alla spedizione sul Mischabel. Peccato non esserci.
Lucio Lao dalla Cambogia III
Terza puntata del resoconto di viaggio di Lucio Lao giunto a Pakse. Una breve nota a margine, questa volta: spero che la mia dichiarata omofobia non offenda nessuno e tantomeno Lucio Lao o qualcuno dei suoi amici. Si tratta di omofobia “politica” e non di sostanza. Buona eventuale lettura.
Arrivo alle 6.30 a Pakse con il bus della notte, tipo VIP con tutti i confort.
Prendo il bus di linea verso sud x le 4000 isole, qui sono l’unico turista e non mi dispiace. Anziche’ andare direttamente alle 4000 isole, tutto sommato decido di scendere al KM 30. Li c’e’ la deviazione per Champasak, e il Mekong da attraversare. Mi da un passaggio sul cassone un camion sgangherato, carico di mattoni (!!) e con tre bambini. Anche per loro, come in tanti altri casi, sono motivo di divertimento, sara’ per la pelata o essere un mezzo gigante… . Ho con me qualche scatola di pennarelli e matite, che gli do ed e’ una emozione vedere il loro stupore … . Per attraversare il Mekong c’e’ un servizio di chiatte rudimentali fatte con due scafi di legno con assi e tronchi. Salgono circa 4 macchine, il pilota poi gira di 90 gradi ed inizia la traversata, divertente. Dall’altra parte c’e’ il piccolo villaggio di Champasak. Da una parte il fiume, dall’altra i campi e poi un piccolo rilievo montuoso con ai piedi il sito archeologico del Wat Phu, prima capitale dell’impero khmer 800-900 dc circa, antecedente al piu’ famoso Angkor Wat in Cambogia. Mi sistemo in una pensione con veranda e amache sul fiume … doccia, lettura e relax chiaccherando con una coppia francese in bici, con Attila tedesco 40 enne di origine turca in giro da oltre 2 anni e una olandese diciottenne in viaggio da 8 mesi … . Nel pomeriggio prendo la bici per andare al Wat Phu. Faccio prima un giro nei campi di frumento (adesso le risaie sono secche) con i contadini con quel tipico cappello a cono schiacciato fatto con foglie di palma… non potevo mancarli … . Il WAt Phu e’ poca cosa ma carino, mi ricorda qualcosa gia’ visto in Messico anche se il posto non ha la magia di palenque. C’e’ anche un piccolo museo che ovviamente non tralascio. La bici ha bucato e i 10 km del ritorno sono una faticata, alleviata parzialmente dall’aggancio ad un motocoltivatore. Anche in questo caso molto divertimento per tutti. Mi fermano 2 giovani monaci, impossibile parlare con l’inglese all’osso, ma mi offrono da bere … il Laos continua a piacermi. I laotiani sono gente molto amichevole, salutano sempre (sabaidiii), ringraziano, non urlano, parlano che sembrano miagolii, e poi non puzzano. La serata sulla veranda tiro tardi in compagnia di tre ragazzi laotiani di Ventiane, bevendo laobeer (buona, forse l’unico prodotto nazionale conosciuto in asia), mostrando foto e ascoltando musica. Sono dotato di Ipod regalatomi da Irene, caricato con una compilation quasi tutta italiana da Roberto che ringrazio… anche Venditti in Laos puo’ piacere. Per quanto riguarda le informazioni piccanti richieste: il laos non e’ una meta di turismo sessuale, non ammesso dal regime che pero’ e’ tollerante verso i gay (entrambe le cose apprezzabili) l’oppio e’ coltivato al nord ma non ne ho mai sentito parlare nei posti visitati, in compenso in alcuni altri la mariuana e’ libera, ad esempio alle 4000 isole appunto… .