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Tre (a chi?)


Perché oramai non t’attrae il bello che esiste da sempre? Cos’è che di bello nel grasso del ventre e nel lordo dell’orlo disfatto divengono moda? Cos’è che ti chiama senza chiamarti per nome e ti lascia insepolto e vestito di nero? Com’è che grattandoti il dorso del polso non senti che è un grumo oramai quello che un tempo chiamavi felicità?

Quattro (per la moratoria)


Cos’è quello schifo, quel grumo rappreso, una macchia che voglio scordare, un ammasso d’inutili cellule, un’unghia, un capello, una foglia, un fiore più bello che un giorno vedrà.

Cinque (testamento?)


La pera sbucciata completa e annerita rimane sul tavolo e il libro che avevo iniziato aperto rimane e sgualcito a metà, intanto che l’ultima lettera finisce d’essere letta, intanto che l’ultima voce finisce d’essere detta. Qualcuno riceve un messaggio e tira diritto non cambia la strada e sembra la tomba di sempre. Intanto, quell’ultima lettera e ultima voce vuol dire salvezza.