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Sei (notte)


Il pezzo di carne nel freddo ripiano già giace da ore
e il sonno che attendi da tempo ancora s’attarda
mentre la porta del frigo ti guarda con sorta di complicità.
Il dolce appiattito sul piatto soggiace al suo tempo
e dal piatto qualcosa che un tempo era quasi bellezza già ora t’irride
beffarda e sembra chiamarti come un’amica non vera.
Il vetro contiene qualcosa che odora di tempo trascorso
e il sorso che forse regala sarà quasi aiuto notturno al finto lavoro del giorno finito.
La notte che inganna i pensieri e lo ieri trascorso diventano sfida,
mentre s’apre con passo deciso la porta del frigo e t’avvolge la notte.

Sette (poesia in mezzo ai pascoli)


Degli aulici versi il verso del cuculo
con metri antichi il ricordo ci chiama
soltanto un acuto fanculo isolato, odierno metro, risponde.

Otto (Chiara)


Quando la faccia tonda arriva improvvisa,
scuote tra le lenzuola la coltre del sonno e va oltre
scalza, s’inceppa, risquassa, s’intoppa, scuote la quiete più cara di sempre e di mezz’ora e ridà vita e annuncia la giornata nuova.