La verità è che a volte non ne ho voglia, di scrivere. Di roba d’altri, di trattori e finanza, magari di notte. Eppure è lavoro mio. Eppure mi stanca.
Maledettamente.
Mi stanca le mani, mi pesa la testa, mi annebbia il cervello, mi chiude la palpebra, mi da sensazione di gomito a punta. La panza si avvolge, la coscia si addorme, la schiena si piega, il polpaccio s’incrampa, la vista si offusca, il dito non sente. La frase s’incespica, il verbo si rompe, cade un articolo, piomba giù un’apostrofo. Scrivo di nero, scende la notte.
Mi sveglio domani.
Rende molto bene la fatica dello scrivere. Che è una fatica immane e debilitante. Chi l’ha detto che scrivere è un diletto?
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