L’altra mattina in un bar della Brianza, gestito da una signora antipaticissima, aspetto a lungo un caffè corto e mentre aspetto osservo: al mio fianco un extracomunitario di un metro e novanta, ultimo lavaggio non pervenuto, prende un cappuccino e beve un caffé superzuccherati, mangia due brioche, poi un succo di frutta e prima di uscire si comprerà un panino imbottito che infilerà in tasca. E’ vestito con roba da poco ma ha un suo stile che potremmo definire da neo fogna urbana: roba infilata in qualche modo ma che addosso sta giusta sul fisico di chi non ha bisogno di palestra; ha barba lunga, capello unto ed è scuro di pelle oltre che in volto, dentatura ben presente. Farà il muratore, il ladro o il fattorino? Chi può dirlo. Più in là, dalla porta alla sua destra, entrano due quarantenni con tascapane a tracolla stile gay pentito (né borsa né borsello) e sono bianchi in volto e pallidi di carnagione, pelle e faccia semicadente nonostante i quarant’anni non compiuti, perfettamente pettinati, scarpati, occhialati, camiciati, maglioncinati; ordinano un mocaccino e una mini brioche, poi mettono dietor e zucchero di canna nella mini bevanda e la minimangiano. Niente mascella, poco dente ma bianco, mani curate. Faranno i bancari, gli assicuratori o i gestori di sala scommesse? Abdul li guarda dall’alto con aria schifata. Se fossi stato armato avrei sparato nelle gambe a tutti e tre.