Mi piace, mi diverte, fotografare senza macchina fotografica la gente per strada. Scendendo dalle vie strette liguri, vedi paesaggi, scorci che inquadri con lo sguardo, e incontri gente spesso strana. Fuori dalla casa di vacanze avuta in uso per le settimane di luglio, dopo la strada asfaltata giro a destra verso un’altra strada più stretta che dapprima è scalinata e poi costeggia un alto muro: qui, quando passo, vedo i cocci aguzzi di bottiglia che lo sovrastano e che mi rimandano a rime immortali. La strada col muro finisce presto poi poco dopo c’è un oratorio e da qui girando ancora a destra si sfocia in una lunga strada in discesa dove oggi incontro alcune coppie. Prima coppia: lui e lei, cicciotelli, sulla quarantina, camminano pigramente zigzagando e urtandosi in modo scoordinato, esibiscono un sorriso ebete, li segue il figlio quindicenne che annaspa appiccicato dietro di loro portando in braccio un grosso pacco. Cinquanta passi dopo arriva la seconda coppia: due donne, non saprei dire se davvero giovani o solo giovanili, sui trentacinque; parlano: gli ho detto di venire, che sono neanche due ore di macchina da Milano e mi ha detto di no. Cosa? Giuro! Ma che stronzo! Sì ma poi gli dico: vieni in moto che in un’ora e un quarto sei su, ma niente da fare, guarda, veramente stronzo. La terza coppia ha il passeggino: lui spinge mentre la bambina beve dal biberon, lei parla al telefonino: sì mamma, non ci crederai ma le ho fatto la peretta, lei ha fatto tutta la sua cacca e dopo non era più lei! Ma certo che è stata un’idea mia, mamma! Intanto lui mi guarda con un sorriso tra il complice e l’imbarazzato e continua a spingere il passeggino. La quarta coppia avanza silenziosa: sono due sessantenni accaldati, piccoli e appesantiti dalle borse e dall’afa. La quinta coppia è ancora di anziani: alti e dall’aria elegante avanzano piano ma dignitosamente sotto il caldo. Sono arrivato alla piazzetta alla fine della discesa e qui ci son due giovani che ridono, confidando di aver reciprocamente trovato l’uno nell’altra tutto ciò che si può volere. Dopo la piazzetta inizia il sottopassaggio coi suoi miasmi di cloaca e le scritte fatte con l’uniposca: ti amo, rosy troia, gigi culo, non è vero, w la figa, pirla chi legge.
Spotorno
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