Si passano giornate, la vita, a valutare i pro e contro di qualsiasi scelta. Questo sì quest’altro no quest’altro forse. Più importanti sono le scelte, più valutiamo attentamente: lavoro, casa…
E poi ci sono scelte che non si fanno valutare. Come un figlio.
Quando si è fatto vivo, s’incasina tutto: saltano i pro e i contro.
Perché? Sragioniamo o ragioniamo?
Dico che è come se fossimo tutti uguali, ed è così. Ma non siamo davvero tutti uguali, non è così. Idee, pensieri, sofferenza, pensieri di sofferenza e malattia.
Ogni uomo, ogni donna, un caso.
Eppure sul tema “aborto no grazie” consenso e sforzo di consenso sembra giungere da ogni dove.
Eppure non da ogni dove: c’è chi, e sono molti, s’incazza tanto.
La scelta è secca fra pro e contro (life e choice)? C’è un terreno comune su cui lavorare, un ambito pratico su cui ragionare? O è meglio a chi dice “il corpo è mio” opporre solo il voto?
Insomma moratoria come battaglia culturale o come partito? E che partito?
ciao
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