Lucio Lao, dalla Cambogia II


Ecco la seconda parte del resconto di Lucio Lao: anche questa volta sempre molto interessante.
Buona lettura.

Sono arrivato a Ventiane, capitale del Laos. Aver iniziato a fare un po’ di km mi fa sentire subito meglio. 9 ore su un autobus di seconda classe (il VIP era gia’ pieno) con sedili a misura di orientale sono passate veloci, e la vacanza comincia a prendere il senso del viaggio. Ventiane e’ una capitale tranquilla. Poco traffico, poco rumore, alle 23.00 tutto spento. Ma abbastanza sporca. E’ la capitale del Laos, appunto. Non e’ una bella citta’, ma la trovo piacevolmente a mia misura. La mattina prendo una bici, non e’ difficile da girare: da una parte c’e’ l’onnipresente Mekong, e al di la’ e’ gia’ Tailandia, dall’altra c’e’ il centro e poi strade ordinate a scacchiera disegnate dai francesi. Qualche bella casetta coloniale, il viale con le ambasciate francese, Malese, tailandese , l’Italia non c’e’, gli USA hanno una roccaforte tutta a parte. Qualche brutto edificio di epoca piu’ recente, stile ex DDR, probabilmente costruito con finanziamenti sovietici. Prima tappa al Pha That Luang, monumentale stupa buddista, tutta dorata, simbolo del nazionalismo laotiano … restaurata dai francesi in epoca coloniale … Il Patuxai ricorda l’ arco di trionfo con varianti orientali, che guarda caso da sul viale delle ambasciate … il richiamo e’ scontato. Giro al mercato principale, il Talat Sao, coperto su due piani. Come sempre e’ una tappa che prediligo, tanti colori, stoffe soprattutto, al piano superiore si concentrano gli orafi. In tutto Ventiane, e quindi in Laos, non c’e’ un solo centro commerciale. Vicino c’e’ invece un mercato scoperto, baracche di lamiera e tendoni, su terra battuta … e’ il mercato alimentare, mi da l’idea di poverta’, soprattutti i pochi banchi di carne … quelli che vedo non sono invitanti (eufemismo) … casualmente prima ho pranzato in un locale vegetariano (2 USD) e tutto sommato ne sono felice. Ultima tappa il Museo Nazionale del Lasos (!!). Lo stile e’ quello di (auto)celebrazione della rivoluzione, che ha portato il Pathet Lao nel ’75 al potere. Oggi e’ un regime tranquillo (ossimoro), che si sta aprendo per sopravvivere al capitalismo, con molta cautela. Ci sono stati 10 anni di bombardamenti americani assolutamente massicci concentrati sul Laos nord orientale, che era zona del cammino di HoChiMin utilizzato dai Vietcong. Ma sono mancate atrocita’ interne come in cambogia, caso unico credo per due volte hanno formato un governo di coalizione tra comunisti, filo americani e neutralisti, poi regolarmente saltato ma questo e’ normale. Stasera prendo il bus della notte per Pakse (10 ore), terza tappa, sud del Laos. Ringrazio quelli che mi rispondono, io proseguo con la solidarieta’ dei piu’ e gli sberleffi di altri … ma un po’ di cinismo lo adoro 🙂

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