Nei giorni scorsi, come è noto, una lettera di minacce al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, al presidente della Camera Gianfranco Fini e al leader della Lega Umberto Bossi, è stata recapitata a opera di un gruppo eversivo presso la redazione del quotidiano Il Riformista. La missiva era corredata da un ultimatum: entro le 23.59 del 16 ottobre i tre rassegnino le dimissioni. Insomma “lasciate la politica e Berlusconi si consegni alla giustizia comune perchè in quella comunista la sentenza sara’ inevitabile”. La lettera, spedita da Milano l’8 ottobre, giorno seguente la decisione della Corte costituzionale sul lodo Alfano, enfatizza il fatto che Berlusconi non abbia voluto dimettersi nonostante la sentenza. Colpisce che in una lettera firmata da brigatisti si ritrovi un commento che esprime coincidenza di visione con quanto detto da esponenti di partiti di opposizione e comunque, anche quando non detto, implicitamente suggerito o atteso dalla sinistra. La novità però sta a mio parere nel fatto che i mittenti, che pure si sentono pronti a una vera e propria rivoluzione armata che coinvolga il popolo come a Cuba, rassicurano sul fatto che non intendono ricorrere “a bombe o coinvolgere innocenti” . Si tratta insomma non delle Brigate Rosse ma delle Brigate Buone.
Brigatisti, ma pur sempre buonisti
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